*In giro vagando *

Giovanni Mosca

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view post Posted on 19/9/2009, 10:10
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Ho trovato nella libreria che fu di mio padre (lui non c'è più ormai dal 1992), maestro della scuola elementare di una volta, un libro che ha risvegliato in me nostalgia e ricordi! L'autore è Giovanni Mosca ed il libro "Ricordi di scuola".
Io ricordo Giovanni Mosca associandolo al "Corriere dei piccoli" di cui fu direttore per un certo periodo e che mio padre ci comprava ogni Domenica! :)
Gli episodi che vi sono narrati appartengono al periodo fascista, a noi sconosciuto,anni di grave crisi economica, che andò a sfociare nella seconda guerra mondiale. Ma a compensare tanto squallore ci sono i bambini, i veri protagonisti del libro ( ricordo di averne letto alcune pagine nell'antologia italiana della scuola media), dei quali l'autore coglie con tanta acutezza i numerosi atteggiamenti, le diverse sfumature del carattere.Il cielo dei bambini è "basso" come quello dei grilli, osserva il maestro, ma non per questo angusto, anzi è un cielo sterminato dove la loro fantasia non ha confini.

Riporto un capitolo del libro "Ricordi di scuola"

COMPITO IN CLASSE

Stamattina c'è compito in classe.
I ragazzi entrano in punta di piedi, guardano timorosamente il maestro, aprono la cartella e dispongono sul banco i due foglietti, uno per la brutta l'altro per la bella copia, lisci, puliti, comprati adesso in quella botteguccia di cartolaio a due passi dal portone di scuola, una botteguccia dove non ci s'entra in più di due tanto è piccola, e il proprietario è stato furbo ad aprirla proprio vicino alla scuola: è un vecchietto con la papalina in testa, che sorride ai ragazzi, li conosce uno per uno, e non vende soltanto foglietti, quaderni, asticciuole: il guadagno maggiore lo fa con le pistole che schizzano acqua, con le lingue di Menelicche e coi francobolli vecchi dell'Honduras e del Guatemala, e li vende con certi sorrisi, con tanta arte, che i ragazzi sborsano, per uno di questi francobolli, perfino cinque o sei soldi, salvo, poi, a pentirsene subito e a cercar di rivenderlo, per due soldi o per quattro pennini, ai compagni.
Ma i francobolli del Guatemala sono niente di fronte ai soldatini di carta che il vecchio diabolicamente tiene esposti fuori della bottega: e ne conosce le quotazioni, sa che un soldatino col cannone ne vale quattro a piedi, che uno a cavallo ne vale otto, e sedici se il cavallo è bianco; e abbassa i prezzi o li rialza a seconda delle variazioni del mercato che certi ragazzi cui, in compenso, fornisce gratis un nettapenne o una lingua di Menelicche, gli riferiscono giornalmente.
È un vecchietto che fa più male che bene alla scuola; e i genitori spesso si lamentano perché i figliuoli invece di comprare i foglietti comprano i francobolli o i soldatini, ma sta li da tanti anni, anche i maestri più vecchi ricordano d' averla vista sempre, quella botteguccia, e i più giovani ricordano, senza dirlo, però, per non compromettere la loro serietà di insegnanti, d'averci comprato anche loro, quand'erano scolari, le pistole che schizzavano acqua e gran cartate di soldatini: allora i soldatini erano diversi, vestiti in un altro modo, col berretto alto e il colletto chiuso, ma erano sempre soldatini.
Perciò nessuno gli dice niente, e il Direttore, tutte le mattine, risponde sorridendo al suo saluto, un saluto che da qualche anno è cambiato: prima s'inchinava e si toglieva la papalina: adesso ce l'ha ancora, ma se la tiene in testa e fa il saluto romano.
Stamattina, dunque, c'è compito in classe.
Dentro no, perche è rimasto ancora, fra le pareti, il freddo dell'inverno appena finito, ma di fuori si sente che è primavera, anche se le finestre danno su un vicoletto sporco, senza sole: alla finestra di fronte sta affacciata una ragazza (il maestro, ogni tanto, con serietà, senza parere, la sbircia, un occhio a lei. uno ai ragazzi), e accanto ha un vasetto: una pianta di rose: non fiori, ancora, ma boccioli. che stanno per aprirsi... Figuriamoci i prati: pieni di margherite, e, nascoste, le violette che, però, s' indovinano dal profumo, e gli alberi colorati di rosso, d'azzurro, di bianco...
"Martinelli non verrà", pensa il maestro.
E intanto cerca il tema da dare.
I ragazzi, sul foglietto della brutta copia, hanno già scritto la data e, sotto: "Tema", e aspettano, ora, con gli occhi spalancati e il cuore che batte forte, che il maestro cominci a dettare...
Ma il maestro tarda, per due ragioni: una, che spera sempre che arrivi Martinelli, l'altra che, come tutti i maestri (i ragazzi, fortunatamente, non le sanno queste cose) non sa che tema dare. "Il più bel giorno della mia vita"? No, basta con questo tema che costringe i ragazzi adire bugie: perché, mai, per esempio, avranno il coraggio di scrivere che il più bel giorno della loro vita fu quello in cui videro una signora grassa ruzzolare per le scale con l'ombrello e la borsa della spesa... e poi, perché insegnar loro, piccoli come sono, a fare già i confronti tra un giorno e l'altro, a giudicarne uno più bello, uno più brutto? Tutti i giorni sono belli per i ragazzi di dieci anni, sia che abbiano visto una signora grassa ruzzolare per le scale, sia che abbiano potuto prendere una cicala, accostarsela all'orecchio e sentirla fare cra cra... "Primavera"? Oh, no! Costringerli ascrivere: "L 'inverno se n'è andato e spirano ora i tiepidi venticelli di primavera, l'albero del giardino è fiorito, finalmente si può correre, saltare...".
A scriverle, queste cose, senza poterle fare, chiusi in classe, dove si sente ancora il freddo dell'inverno appena trascorso, con le finestre che danno su un vicoletto sporco...
Martinelli non verrà.
È tardi oramai, il portone di scuola è stato chiuso, e Martinelli, a quest'ora, se ne sta sui prati, a vedere i fiori, non a scriverne; a mettere una mano nell'acqua delle pozzanghere che riflettono il colore del cielo, e si meraviglia, ritirandola, di non vederla colorata di celeste; a guardare le rondini che volano in cielo, a corona, e vorrebbe tanto prenderne una per vedere se mangia la cioccolata. A scuola, invece, sarebbe costretto ascrivere: "Non sta bene prendere le rondini, esse sono creature di Dio, e i bambini che le prendono sono cattivi e senza cuore...". Ma che senza cuore! Fanno benissimo ! E Martinelli, solo in mezzo al prato, prova e riprova pazientemente con la fionda... La cartella dove sarà? Gli pare d'averla messa là, dietro quel cespuglio, la ritroverà dopo, per ora non gliene importa niente.
E domani mattina, tornando a scuola, non verrà da me a dirmi:
"Signor maestro, ieri la mamma è stata tanto malata". Né inventerà altre scuse.
"Signor maestro", mi dirà, "volevo prendere una rondine, non ci sono riuscito...".
Con gli occhi spalancati, il cuore che batte forte forte, i ragazzi aspettano.
Bisogna far presto, altrimenti, stanchi d' aspettare, cominceranno a fare i pupazzi sul foglietto della brutta copia...
Ma è proprio necessario dare questo tema?
Sì, perché bisogna pur documentarla l'attività dei ragazzi: il Direttore, alla fine dell' anno, vedendo i venti temi svolti in classe, batterà una mano sulla spalla del maestro, e gli rivolgerà parole di lode: l'Ispettore, vedendo i quattrocento temi svolti nella scuola, si congratulerà vivamente col Direttore rivolgendogli frasi solenni e lusinghiere...
Diamolo, perciò, questo tema.
« Ragazzi scrivete » .
Quaranta pennini toccano simultaneamente il fondo del calamaio.
" Tema : il mio compagno di banco " .
Teste chine sui foglietti, sembrano tanti corridori ciclisti chini sul manubrio, penne che scricchiolano sulla carta, poi il brusio, i commenti, le esclamazioni che seguono sempre al silenzio dell'attesa.
Chi si frega le mani, contentissimo:
" È un tema facile! ".
Chi piange, là in fondo, e i lagrimoni colano sul foglietto :
" Signor maestro, io non ho il compagno di banco! ".
Chi alza la mano e, guardando il proprio compagno di banco dalla testa completamente rapata :
" Signor maestro, posso scrivere che il mio compagno di banco ha i capelli biondi e lunghi che gli scendono in tanti boccoli d'oro sulle spalle? ".
" Se il tuo compagno permette... Di', Francesconi, tu permetti che Crippa scriva che hai tanti riccioli d' oro che ti scendono sulle spalle? " .
Francesconi fa per rispondere no, poi ci ripensa, sorride alla idea di essere descritto biondo, con tanti boccoli, infine:
« No » , dice onestamente. « Scrivi che ho la testa rapata » .
Povero Crippa, gli sarebbe venuto un bel componimento se avesse potuto fare una graziosa descrizione del suo compagno di banco... Mi sono pentito di aver dato questo tema: è pericoloso. Vedo Marcellini guardare ferocemente Manili e fargli dei gesti che significano chiaramente:
"All'uscita ti faccio due occhi così".
« Marcellini, perché vuoi fare due occhi così a Manili? ».
« Perché nel componimento ha messo che sono spione e sgobbone, e che, anche se studio, tanto non imparo perché mi manca l'intelligenza ».
Un altro alza la mano :
« Signor maestro, posso scrivere che il mio compagno di banco vi fa sempre le boccacce quando voi non lo vedete? ».
Un altro piange, silenziosamente.
« Che hai? ».
« Sono povero » , dice, « ma che bisogno c' è», e indica il compagno, « di scriverlo nel componimento? Non tutti possono essere ricchi come lui, non tutti possono comprarsi il calamaio tascabile ».
Il calamaio tascabile... È il sogno di tutti i ragazzi delle scuole elementari: quei calamai che, premendo un bottone, si aprono con lo scatto; e poco importa se perdono inchiostro da tutte le parti e macchiano le mani, i vestiti, allagano le tasche: possedere un calamaio tascabile è il sogno di tutti i ragazzi, ma costa molto, e in una classe sono due o tre, al massimo, che ce l'hanno. Che fare? La colpa è mia, che ho dato questo tema.
La ragazza non sta più alla finestra, mi sembra che i boccioli della pianta di rose si siano aperti un poco di più... Invidio Martinelli che sta nei prati : ha evitato la tortura di questo tema, domani verrà a scuola sorridendo:
"Signor maestro, volevo prendere una rondine...".
Crippa, adesso, sorride: ha avuto da Francesconi il permesso di scrivere che è biondo, coi capelli inanellati che gli scendono sulle spalle; e si capisce come: gli ha regalato un ufficiale a cavallo, di quelli che, per essere bianco il cavallo, valgono, da soli, sedici ufficiali appiedati.
E nemmeno Marcellini si lamenta più per le parole che Manili ha messe nel componimento:
"spione, sgobbone, mancanza d'intelligenza", ha ricevuto da Manili cinque francobolli del Guatemala, e adesso Manili può scrivere quello che vuole sul suo conto: forse, aggiungendo un sesto francobollo, può evitare il giro di parole elevarsi la soddisfazione di dire addirittura che è stupido.
E il bambino povero non piange più; sorride, anzi, e ha in mano una pistola che schizza acqua.
M'avvicino piano piano, mi metto alle spalle del bambino ricco:
"Io sono ricco, sta scrivendo, e perciò ho un calamaio tascabile. Il mio compagno di banco, che è povero e si chiama Federici, non lo ha, ma ha una pistola che schizza acqua ed è molto contento. Quella pistola gliela ho regalata io, ma il babbo è molto ricco e me ne comprerà un'altra...".
Tutti sorridono, tutti sono contenti, adesso.
E il merito di chi è se non del vecchio cartolaio con la papalina, che starà contando i soldi, in questo momento, ma sono soldi benedetti, perche hanno evitato una lite all'uscita di scuola, hanno reso felice Crippa che può fare un bel componimento, e permettono al bambino povero di non sentirsi più povero, ora che ha, proprio sua, una pistola di stagno che schizza acqua?
« Presto ragazzi, è tempo di copiare in bella ».
Copiare in bella è una fatica, ma una fatica che fa piacere, benché comporti delle responsabilità che fanno tremare i ragazzi: scrivere bene, senza cancellature, senza macchie... ( « Signor maestro, m'è venuta una macchia, devo ricominciare o posso cancellarla con la gomma? » ) ...mettere la data, il nome, il cognome, la sezione, con svolazzi, e, chi lo ha, con l'inchiostro rosso echi non lo ha se lo fa prestare, perché è una soddisfazione anche quella. Scrivere: "Giorgio Crippa, Classe IV, Sezzione C" con l'inchiostro rosso: sembra che il componimento sia più bello, e che il maestro perdoni, e non conti come errore, vedendola scritta in rosso, la zeta in più della parola Sezzione.
Quanti errori non conta il maestro, comprendendo che non è ignoranza, ma disattenzione ! "Ieri, appena sono entrato in classe, il maestro mi ha sgri dicendomi...".
Che vuoI dire quello sgri? Vuol dire sgridato, vuoI dire che è passata una mosca mentre il ragazzo stava scrivendo la parola, una delle prime mosche di primavera, e allora, tanta è l'attrazione che esercitano questi insetti sui ragazzi, il dato è rimasto nella penna.
Per i vecchi maestri, immemori delle mosche della loro fanciullezza, conta come un errore, ma non per i giovani, che hanno mosche recenti nel loro passato.
"Ieri la Mamma mi ha detto...".
« Perché Mamma con la lettera maiuscola? ».
« È così bella, signor maestro, mi vuole tanto bene... ».
È proprio un errore, o non sbagliamo noi a scrivere mamma con la lettera minuscola?
E il maestro fa un segnetto rosso sotto la parola, piccolo piccolo: è figliuolo anche lui e vuol bene alla sua mamma, ma è anche maestro, e, secondo l'analisi grammaticale, mamma è nome comune, di genere femminile, numero singolare.
« Den den !» , suona la campanella, è finita la scuola, chi ha terminato consegna, chi non ha terminato s'affretta, e se vengono macchie tanti saluti...
C'è la Mamma, giù, che aspetta.
C'è il vecchietto coi soldatini e i francobolli.
E c'è quella primavera che Martinelli, oggi, aveva paura di dover descrivere in un componimento, e se l'è andata a godere così com'è, vera, con la speranza di colpire una rondine, creatura di Dio, sì, che rallegra col suo cinguettio i vecchi e i malati, e perciò non bisogna colpirla, ma sono cose che si scrivono sui componimenti...


© Giovanni Mosca - 1937





 
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view post Posted on 20/9/2009, 07:20
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Sì il libro di Giovanni Mosca è una delle perle della mia libreria,anche se è un libricino piuttosto basso confronto a quelli che sfornano ora,ma è prezioso,perchè scritto non solo bene,ma col cuore.E' ancora una delle prime edizioni con la famosa copertina,che gli è stata poi copiata tante volte per libri di argomento scolastico,ma molto meno nobili.Ricordo quando descrive l'incontro con sua moglie Teresa.Del figlio Paolo ho un disco in vinile,pensava allora di sfondare in quel mondo,ma per fortuna ha fatto solo quel disco.
 
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