Ho trovato nella libreria che fu di mio padre (lui non c'è più ormai dal 1992), maestro della scuola elementare di una volta, un libro che ha risvegliato in me nostalgia e ricordi! L'autore è Giovanni Mosca ed il libro "Ricordi di scuola".
Io ricordo Giovanni Mosca associandolo al "Corriere dei piccoli" di cui fu direttore per un certo periodo e che mio padre ci comprava ogni Domenica!
Gli episodi che vi sono narrati appartengono al periodo fascista, a noi sconosciuto,anni di grave crisi economica, che andò a sfociare nella seconda guerra mondiale. Ma a compensare tanto squallore ci sono i bambini, i veri protagonisti del libro ( ricordo di averne letto alcune pagine nell'antologia italiana della scuola media), dei quali l'autore coglie con tanta acutezza i numerosi atteggiamenti, le diverse sfumature del carattere.Il cielo dei bambini è "basso" come quello dei grilli, osserva il maestro, ma non per questo angusto, anzi è un cielo sterminato dove la loro fantasia non ha confini.
Riporto un capitolo del libro "Ricordi di scuola"
COMPITO IN CLASSE
Stamattina c'è compito in classe.
I ragazzi entrano in punta di piedi, guardano timorosamente il maestro, aprono la cartella e dispongono sul banco i due foglietti, uno per la brutta l'altro per la bella copia, lisci, puliti, comprati adesso in quella botteguccia di cartolaio a due passi dal portone di scuola, una botteguccia dove non ci s'entra in più di due tanto è piccola, e il proprietario è stato furbo ad aprirla proprio vicino alla scuola: è un vecchietto con la papalina in testa, che sorride ai ragazzi, li conosce uno per uno, e non vende soltanto foglietti, quaderni, asticciuole: il guadagno maggiore lo fa con le pistole che schizzano acqua, con le lingue di Menelicche e coi francobolli vecchi dell'Honduras e del Guatemala, e li vende con certi sorrisi, con tanta arte, che i ragazzi sborsano, per uno di questi francobolli, perfino cinque o sei soldi, salvo, poi, a pentirsene subito e a cercar di rivenderlo, per due soldi o per quattro pennini, ai compagni.
Ma i francobolli del Guatemala sono niente di fronte ai soldatini di carta che il vecchio diabolicamente tiene esposti fuori della bottega: e ne conosce le quotazioni, sa che un soldatino col cannone ne vale quattro a piedi, che uno a cavallo ne vale otto, e sedici se il cavallo è bianco; e abbassa i prezzi o li rialza a seconda delle variazioni del mercato che certi ragazzi cui, in compenso, fornisce gratis un nettapenne o una lingua di Menelicche, gli riferiscono giornalmente.
È un vecchietto che fa più male che bene alla scuola; e i genitori spesso si lamentano perché i figliuoli invece di comprare i foglietti comprano i francobolli o i soldatini, ma sta li da tanti anni, anche i maestri più vecchi ricordano d' averla vista sempre, quella botteguccia, e i più giovani ricordano, senza dirlo, però, per non compromettere la loro serietà di insegnanti, d'averci comprato anche loro, quand'erano scolari, le pistole che schizzavano acqua e gran cartate di soldatini: allora i soldatini erano diversi, vestiti in un altro modo, col berretto alto e il colletto chiuso, ma erano sempre soldatini.
Perciò nessuno gli dice niente, e il Direttore, tutte le mattine, risponde sorridendo al suo saluto, un saluto che da qualche anno è cambiato: prima s'inchinava e si toglieva la papalina: adesso ce l'ha ancora, ma se la tiene in testa e fa il saluto romano.
Stamattina, dunque, c'è compito in classe.
Dentro no, perche è rimasto ancora, fra le pareti, il freddo dell'inverno appena finito, ma di fuori si sente che è primavera, anche se le finestre danno su un vicoletto sporco, senza sole: alla finestra di fronte sta affacciata una ragazza (il maestro, ogni tanto, con serietà, senza parere, la sbircia, un occhio a lei. uno ai ragazzi), e accanto ha un vasetto: una pianta di rose: non fiori, ancora, ma boccioli. che stanno per aprirsi... Figuriamoci i prati: pieni di margherite, e, nascoste, le violette che, però, s' indovinano dal profumo, e gli alberi colorati di rosso, d'azzurro, di bianco...
"Martinelli non verrà", pensa il maestro.
E intanto cerca il tema da dare.
I ragazzi, sul foglietto della brutta copia, hanno già scritto la data e, sotto: "Tema", e aspettano, ora, con gli occhi spalancati e il cuore che batte forte, che il maestro cominci a dettare...
Ma il maestro tarda, per due ragioni: una, che spera sempre che arrivi Martinelli, l'altra che, come tutti i maestri (i ragazzi, fortunatamente, non le sanno queste cose) non sa che tema dare. "Il più bel giorno della mia vita"? No, basta con questo tema che costringe i ragazzi adire bugie: perché, mai, per esempio, avranno il coraggio di scrivere che il più bel giorno della loro vita fu quello in cui videro una signora grassa ruzzolare per le scale con l'ombrello e la borsa della spesa... e poi, perché insegnar loro, piccoli come sono, a fare già i confronti tra un giorno e l'altro, a giudicarne uno più bello, uno più brutto? Tutti i giorni sono belli per i ragazzi di dieci anni, sia che abbiano visto una signora grassa ruzzolare per le scale, sia che abbiano potuto prendere una cicala, accostarsela all'orecchio e sentirla fare cra cra... "Primavera"? Oh, no! Costringerli ascrivere: "L 'inverno se n'è andato e spirano ora i tiepidi venticelli di primavera, l'albero del giardino è fiorito, finalmente si può correre, saltare...".
A scriverle, queste cose, senza poterle fare, chiusi in classe, dove si sente ancora il freddo dell'inverno appena trascorso, con le finestre che danno su un vicoletto sporco...
Martinelli non verrà.
È tardi oramai, il portone di scuola è stato chiuso, e Martinelli, a quest'ora, se ne sta sui prati, a vedere i fiori, non a scriverne; a mettere una mano nell'acqua delle pozzanghere che riflettono il colore del cielo, e si meraviglia, ritirandola, di non vederla colorata di celeste; a guardare le rondini che volano in cielo, a corona, e vorrebbe tanto prenderne una per vedere se mangia la cioccolata. A scuola, invece, sarebbe costretto ascrivere: "Non sta bene prendere le rondini, esse sono creature di Dio, e i bambini che le prendono sono cattivi e senza cuore...". Ma che senza cuore! Fanno benissimo ! E Martinelli, solo in mezzo al prato, prova e riprova pazientemente con la fionda... La cartella dove sarà? Gli pare d'averla messa là, dietro quel cespuglio, la ritroverà dopo, per ora non gliene importa niente.
E domani mattina, tornando a scuola, non verrà da me a dirmi:
"Signor maestro, ieri la mamma è stata tanto malata". Né inventerà altre scuse.
"Signor maestro", mi dirà, "volevo prendere una rondine, non ci sono riuscito...".
Con gli occhi spalancati, il cuore che batte forte forte, i ragazzi aspettano.
Bisogna far presto, altrimenti, stanchi d' aspettare, cominceranno a fare i pupazzi sul foglietto della brutta copia...
Ma è proprio necessario dare questo tema?
Sì, perché bisogna pur documentarla l'attività dei ragazzi: il Direttore, alla fine dell' anno, vedendo i venti temi svolti in classe, batterà una mano sulla spalla del maestro, e gli rivolgerà parole di lode: l'Ispettore, vedendo i quattrocento temi svolti nella scuola, si congratulerà vivamente col Direttore rivolgendogli frasi solenni e lusinghiere...
Diamolo, perciò, questo tema.
« Ragazzi scrivete » .
Quaranta pennini toccano simultaneamente il fondo del calamaio.
" Tema : il mio compagno di banco " .
Teste chine sui foglietti, sembrano tanti corridori ciclisti chini sul manubrio, penne che scricchiolano sulla carta, poi il brusio, i commenti, le esclamazioni che seguono sempre al silenzio dell'attesa.
Chi si frega le mani, contentissimo:
" È un tema facile! ".
Chi piange, là in fondo, e i lagrimoni colano sul foglietto :
" Signor maestro, io non ho il compagno di banco! ".
Chi alza la mano e, guardando il proprio compagno di banco dalla testa completamente rapata :
" Signor maestro, posso scrivere che il mio compagno di banco ha i capelli biondi e lunghi che gli scendono in tanti boccoli d'oro sulle spalle? ".
" Se il tuo compagno permette... Di', Francesconi, tu permetti che Crippa scriva che hai tanti riccioli d' oro che ti scendono sulle spalle? " .
Francesconi fa per rispondere no, poi ci ripensa, sorride alla idea di essere descritto biondo, con tanti boccoli, infine:
« No » , dice onestamente. « Scrivi che ho la testa rapata » .
Povero Crippa, gli sarebbe venuto un bel componimento se avesse potuto fare una graziosa descrizione del suo compagno di banco... Mi sono pentito di aver dato questo tema: è pericoloso. Vedo Marcellini guardare ferocemente Manili e fargli dei gesti che significano chiaramente:
"All'uscita ti faccio due occhi così".
« Marcellini, perché vuoi fare due occhi così a Manili? ».
« Perché nel componimento ha messo che sono spione e sgobbone, e che, anche se studio, tanto non imparo perché mi manca l'intelligenza ».
Un altro alza la mano :
« Signor maestro, posso scrivere che il mio compagno di banco vi fa sempre le boccacce quando voi non lo vedete? ».
Un altro piange, silenziosamente.
« Che hai? ».
« Sono povero » , dice, « ma che bisogno c' è», e indica il compagno, « di scriverlo nel componimento? Non tutti possono essere ricchi come lui, non tutti possono comprarsi il calamaio tascabile ».
Il calamaio tascabile... È il sogno di tutti i ragazzi delle scuole elementari: quei calamai che, premendo un bottone, si aprono con lo scatto; e poco importa se perdono inchiostro da tutte le parti e macchiano le mani, i vestiti, allagano le tasche: possedere un calamaio tascabile è il sogno di tutti i ragazzi, ma costa molto, e in una classe sono due o tre, al massimo, che ce l'hanno. Che fare? La colpa è mia, che ho dato questo tema.
La ragazza non sta più alla finestra, mi sembra che i boccioli della pianta di rose si siano aperti un poco di più... Invidio Martinelli che sta nei prati : ha evitato la tortura di questo tema, domani verrà a scuola sorridendo:
"Signor maestro, volevo prendere una rondine...".
Crippa, adesso, sorride: ha avuto da Francesconi il permesso di scrivere che è biondo, coi capelli inanellati che gli scendono sulle spalle; e si capisce come: gli ha regalato un ufficiale a cavallo, di quelli che, per essere bianco il cavallo, valgono, da soli, sedici ufficiali appiedati.
E nemmeno Marcellini si lamenta più per le parole che Manili ha messe nel componimento:
"spione, sgobbone, mancanza d'intelligenza", ha ricevuto da Manili cinque francobolli del Guatemala, e adesso Manili può scrivere quello che vuole sul suo conto: forse, aggiungendo un sesto francobollo, può evitare il giro di parole elevarsi la soddisfazione di dire addirittura che è stupido.
E il bambino povero non piange più; sorride, anzi, e ha in mano una pistola che schizza acqua.
M'avvicino piano piano, mi metto alle spalle del bambino ricco:
"Io sono ricco, sta scrivendo, e perciò ho un calamaio tascabile. Il mio compagno di banco, che è povero e si chiama Federici, non lo ha, ma ha una pistola che schizza acqua ed è molto contento. Quella pistola gliela ho regalata io, ma il babbo è molto ricco e me ne comprerà un'altra...".
Tutti sorridono, tutti sono contenti, adesso.
E il merito di chi è se non del vecchio cartolaio con la papalina, che starà contando i soldi, in questo momento, ma sono soldi benedetti, perche hanno evitato una lite all'uscita di scuola, hanno reso felice Crippa che può fare un bel componimento, e permettono al bambino povero di non sentirsi più povero, ora che ha, proprio sua, una pistola di stagno che schizza acqua?
« Presto ragazzi, è tempo di copiare in bella ».
Copiare in bella è una fatica, ma una fatica che fa piacere, benché comporti delle responsabilità che fanno tremare i ragazzi: scrivere bene, senza cancellature, senza macchie... ( « Signor maestro, m'è venuta una macchia, devo ricominciare o posso cancellarla con la gomma? » ) ...mettere la data, il nome, il cognome, la sezione, con svolazzi, e, chi lo ha, con l'inchiostro rosso echi non lo ha se lo fa prestare, perché è una soddisfazione anche quella. Scrivere: "Giorgio Crippa, Classe IV, Sezzione C" con l'inchiostro rosso: sembra che il componimento sia più bello, e che il maestro perdoni, e non conti come errore, vedendola scritta in rosso, la zeta in più della parola Sezzione.
Quanti errori non conta il maestro, comprendendo che non è ignoranza, ma disattenzione ! "Ieri, appena sono entrato in classe, il maestro mi ha sgri dicendomi...".
Che vuoI dire quello sgri? Vuol dire sgridato, vuoI dire che è passata una mosca mentre il ragazzo stava scrivendo la parola, una delle prime mosche di primavera, e allora, tanta è l'attrazione che esercitano questi insetti sui ragazzi, il dato è rimasto nella penna.
Per i vecchi maestri, immemori delle mosche della loro fanciullezza, conta come un errore, ma non per i giovani, che hanno mosche recenti nel loro passato.
"Ieri la Mamma mi ha detto...".
« Perché Mamma con la lettera maiuscola? ».
« È così bella, signor maestro, mi vuole tanto bene... ».
È proprio un errore, o non sbagliamo noi a scrivere mamma con la lettera minuscola?
E il maestro fa un segnetto rosso sotto la parola, piccolo piccolo: è figliuolo anche lui e vuol bene alla sua mamma, ma è anche maestro, e, secondo l'analisi grammaticale, mamma è nome comune, di genere femminile, numero singolare.
« Den den !» , suona la campanella, è finita la scuola, chi ha terminato consegna, chi non ha terminato s'affretta, e se vengono macchie tanti saluti...
C'è la Mamma, giù, che aspetta.
C'è il vecchietto coi soldatini e i francobolli.
E c'è quella primavera che Martinelli, oggi, aveva paura di dover descrivere in un componimento, e se l'è andata a godere così com'è, vera, con la speranza di colpire una rondine, creatura di Dio, sì, che rallegra col suo cinguettio i vecchi e i malati, e perciò non bisogna colpirla, ma sono cose che si scrivono sui componimenti...
© Giovanni Mosca - 1937